WTT chiama – Metaverso risponde.

Il Metaverso

Cos’è il Metaverso?
Impossibile rispondere. Sarebbe come chiedere cos’è la rete Shinkansen ai minatori di Penydarren nel Galles che nel 1804 si affollavano intorno a una goffa carrozza sbuffante cavalcata senza cavalli dall’inventore inglese Richard Trevithick. Sarebbe come se, nel 2007, di fronte a una vetrina Apple che esibiva l’iPhone EDGE 2G avessimo già saputo come funziona e cosa ci si fa con uno smartphone contemporaneo.

Il Metaverso oggi, 2022, è un concetto intorno al quale si sono radunati studiosi, affaristi, videogamers, filosofi, cazzeggiatori, linguisti, scienziati, curiosi, multinazionali, epistemologi, disperati, semiologi, fondi di investimento e nerd bullizzati alle elementari.

Del resto oggi, nel 2022, il concetto non è neanche tutto ‘sto granché: si tratta della consapevolezza che il livello raggiunto dalle tecnologie digitali e dalle telecomunicazioni permette sin d’ora il trasferimento di una buona parte delle attività umane un un ambiente telematico. In fondo il fatto che per giocare una partita di calcio ci voglia per forza un campo di calcio e dei giocatori di calcio fisicamente presenti nel campo di calcio non sta mica scritto nelle tavole di Mosè.
Per chi ha una certa età fa un po’ pensare al mitico sarchiapone di Walter Chiari. Ognuno dica la sua, prima o poi qualcuno ci azzecca. Ma se pensiamo che oggi siamo innegabilmente tutti aggrappati alla paginona del librone di Storia che i nostri posteri staranno girando per passare al prossimo Capitolo, c’è da credere che il Metaverso, o i suoi derivati, da qualche parte ci porterà.

Blockchain, NFT e Play-to-earn

È notizia di questi giorni l’accordo tra Real e Barça per la condivisione di un unico marchio con cui gestire praticamente tutte le attività economiche delle due Società, merchandising fisico compreso (che a leggere il comunicato dovremo abituarci a chiamare non-downloadable, relegando la maglietta che indossiamo, il biscotto che mangiamo o l’auto che guidiamo, ovvero lo spazio fisico che negli ultimi tre milioni di anni abbiamo chiamato un po’ pomposamente “realtà”, al mondo delle cose che non si possono fare nel web), ovviamente transate attraverso criptovalute.

 

 

Blockchain, o più in generale DLT, Distributed Ledge Technology (tecnolologia del registro diffuso), è la pietra angolare del web3, ovvero, come dicevamo, il trasferimento delle attività umane verso ambienti puramente telematici. Questo perché, in sintesi, la blockchain ha chiuso il cerchio rendendo unico, irripetibile, non eliminabile e non falsificabile (proprio perché, paradossalmente, è presente in molte copie, tutte raggiungibili online) un oggetto, o file, presente sul web, rendendone fattibile, tangibile ed esercitabile il possesso.

I derivati attualmente più significativi della blockchain, oltre alle ormai conosciute e storicizzate criptovalute, sono gli NFT, Non-fungible Token. A differenza delle criptovalute, che di fatto sono moneta, gli NFT sono beni non fungibili, non intercambiabili come una partita di caffè del Perù o, per l’appunto, i soldi. 100 Euro sono 100 Euro e basta, indipendentemente dal foglio di carta che ne comprova il mio possesso. Per capirci, le criptovalute stanno agli NFT come 20mila Euro stanno a una litografia di Andy Warhol: i 20mila sono fungibili, li puoi scambiare con altri 20mila e ottieni la stessa cosa; la litografia, anche se l’originale appartiene a Andy Warhol o chi per lui, è e sarà sempre la nostra litografia. Se la scambiassimo con quella di Gigi, nonostante riproduca la stessa grafica, stiamo cedendo la nostra e acquisendo quella di Gigi.

Pensati come possibili opere d’arte digitali, gli NFT hanno preso piede nel 2017 quando un gruppo di sviluppatori canadese lancia Cryptokitties, gattini digitali da accudire e far accoppiare per generare nuovi e totalmente unici gattini, certificati da uno smart contract della blockchain Ethereum e scambiabili con altri utenti. Il successo del gioco rischiò di compromettere nel 2018 la stabilità del sistema Ethereum.

Da lì in poi gli NFT sono stati sempre più presi di mira dall’industria e dalla finanza, anche perché, nella loro duplice funzione di oggetti da collezione, ma anche di certificati e di “biglietti”, è possibile associare loro acquisti, servizi, iscrizioni, beni virtuali come skin o booster di un videogame, ingressi a eventi, partecipazione ad associazioni, e chi più ne ha più ne metta (Se pensiamo, ad esempio, alla Sanità, un NFT potrebbe essere il nostro “certificato” contenente tutta la nostra storia clinica. Non falsificabile e non intercambiabile). Senza dimenticare, naturalmente, il mondo dei videogiochi: è in pieno sviluppo la nuova frontiera P2E, Play-to-earn, ovvero giochi/Metaverso in cui confluiscono tutti i temi qui trattati, che potranno diventare a tutti gli effetti il nostro futuro lavoro, proiettandoci in una dimensione spettacolare 4k in cui portare quotidianamente la nostra ventiquattr’ore con la merenda da casa.

Star Atlas (consigliabile la visione impostando la risoluzione a 2160p), probabile rilascio del beta a fine 2022, dovrebbe rendere l’idea.

Lo Sport in prima linea

Naturalmente, per ora, il successo sarà garantito solo se genererà da subito enormi volumi di interscambio con il mondo e le valute “reali”, o meglio esterne al sistema.
Il rapporto The Potential Global Economic Impact of the Metaverse pubblicato da Analysis Group (che ipotizza un 2.8% di PIL mondiale in mano al Metaverso in dieci anni), ammonisce:

questa crescita avverrà solo se i metaversi avranno applicazioni di vasta portata, con il potenziale per trasformare un’ampia gamma di settori economici come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la produzione, la formazione professionale, le comunicazioni, l’intrattenimento e il commercio.

In altre parole, il web3 avrà bisogno di trasferire la nostra vita su piattaforme telematiche molto rapidamente, se vorrà trasferire in maniera così decisiva la nostra vita su piattaforme telematiche. Le persone dovranno trovare all’interno del web3 un nuovo modo per interagire, più facilmente e più efficacemente, con quante più possibili attività quotidiane: dal prenotare una visita alla ASL al frequentare un corso di studi, dall’acquistare oggetti virtuali o fisici al conoscere e interagire con i loro simili, potenziando così la propria esperienza di vita. La prima scommessa dell’industria del Metaverso sarà quindi ottenere rapidamente un’enorme visibilità, per abbattere le barriere di ingresso (su tutte la lingua), trasformare la user experience in social experience, e infine creare una nuova modalità di coinvolgimento dell’utente.

Non è un caso che i settori da subito più attivi siano lo Sport, la musica, la moda. 

WTT e NFT Tech

Non si è lasciata sfuggire l’occasione World Table Tennis, che come sappiamo ormai gestisce in autonomia eventi e aspetti commerciali per conto di ITTF. Attraverso (immaginiamo) il partner IMG, società di consulenza globale con una storica e potente ramificazione in Cina, il 10 Agosto ha stretto un accordo con NFT Tech, già partner di numerose iniziative nel mondo dello Sport, tra cui Australian Open (su Decentraland) e F.C. Barcelona. Il programma sembra molto articolato, potendo contare su una fanbase che pochi sport possono vantare, oltretutto con una forte componente asiatica che notoriamente guarda alle tecnologie con un’attenzione non riscontrabile altrove.

519 milioni di appassionati, più di 50 eventi globali l’anno e qualche miliardo di visualizzazioni annue sui canali video e streaming, potrebbero presagire quel reciproco successo che si verifica ogni qual volta Sport, criptovalute e la variante Move-to-earn (M2E) dei giochi P2E hanno esplorato le terre del Web3.

 

Michael Brown, Chief Financial Officer di WTT:

WTT ha studiato e pianificato il suo ingresso nello spazio web3 per oltre 15 mesi, analizzando i modi in cui possiamo creare un maggiore coinvolgimento dei fan. La partnership con NFT Tech è il primo passo importante di questo viaggio. NFT Tech ha dimostrato di essere leader del settore, che riteniamo cruciale, quando si tratta di innovazione tecnologica nello Sport.

Adam De Cata, CEO di NFT Tech:

Questa partnership pluriennale è la naturale continuazione del successo che NFT Tech ha costruito agli Australian Open.

Con cinquanta eventi annuali World Table Tennis presenta un potenziale enorme, non solo con nuovi progetti, ma anche con il modello di business fondato su royalties. Con a disposizione tanti tornei ed eventi, saremo in grado di lanciare continue iniziative per possedere NFT che avranno enormi benefici per i fan, rappresentando anche un’enorme opportunità per NFT Tech.